Camille Claudel. Il bisogno di seguire la propria passione


Ascolta “Clair de Lune” – Claude Debussy con il quale Camille ebbe, in un momento della sua vita, una profonda amicizia.


Il primo post dell’anno lo dedico alla mia eroina personale: Camille Claudel.
Il suo nome e la sua figura ritornano spesso nella mia vita e allora, oltre a citarla nel Chi sono del mio sito, ho deciso di parlarne più approfonditamente perché mi ha nuovamente ispirato delle riflessioni su di me.

Camille Claudel (1864-1943) fu scultrice in un tempo in cui non esistevano donne scultrici, fu donna in un’epoca in cui non era consentito alle donne di mantenersi autonomamente senza un marito o senza essere la protetta di qualche uomo potente. Fu artista il cui enorme talento fu inizialmente riconosciuto e premiato, ma poi dimenticato e rinchiuso insieme alla sua anima in un ospedale psichiatrico fino alla sua morte.

Donne coraggiose

Nel post su Antigone ho parlato del coraggio di questa donna di schierarsi e di ribellarsi all’ordine costituito, di protestare contro l’ingiustizia della legge dello Stato per reclamare a gran voce una più giusta legge del cuore, della pietas. Un personaggio da prendere come ispirazione anche nella nostra vita quotidiana.

Camille Claudel

Camille non era rapita da grandi ideali, né era sua intenzione cambiare il mondo, voleva solo seguire la sua passione, quel fuoco sacro che le ardeva dentro. Desiderava solo scolpire, esprimere la sua gioia di vivere ed energia vitale attraverso la sua arte. Ma in realtà la sua lotta individuale di donna scultrice per emergere in un mondo maschile, che apprezzava le donne artiste solo se sposate e “tranquille” (alla Berthe Morisot), l’ha fatta assurgere a modello da seguire e ha permesso a tutte le artiste dopo di lei di continuare su un tracciato già segnato.

Il bisogno di emanciparsi

La sua relazione con Auguste Rodin, il più grande scultore francese, è la pietra angolare della sua vita. Lui riconobbe il grande talento della giovane dallo sguardo fiero, lei assorbì come una spugna tutte le lezioni del grande maestro. Il loro rapporto tormentato (come da tipico feuilleton ottocentesco), che in termini moderni potrebbe essere definito un rapporto di dipendenza affettiva, imprigiona Camille nel ruolo di amante/allieva mettendo in secondo piano la sua arte, quindi la sua anima.

A questo punto Camille compie il gesto coraggioso di lasciare Rodin per emanciparsi da quel ruolo subalterno accettato in qualche modo dalla società. Lei diventa una donna artista senza più protezioni, dedita totalmente alla sua arte. Scolpisce da sola le sue opere, vive di piccole commissioni private e pubbliche. Scandalo! Come osa sfidare la morale pubblica? Va bene amante di un uomo sposato, ma sola mai! Da qui inizia il suo calvario. Abbandonata dai clienti e dalla famiglia, entra in una spirale di mania di persecuzione e di autodistruzione, arriva anche a distruggere le sue opere. Ormai è un personaggio scomodo agli occhi della società e la madre, che non ha mai accettato lo stile di vita della figlia, la fa rinchiudere in un ospedale psichiatrico dove morirà sola e dimenticata da tutti nel 1943.

Come spesso avviene in questi casi, la sua arte è stata rivalutata solo molti anni dopo. Le sue opere sono state esposte  in un sala del Museo Rodin di Parigi e, solo nel 2017, è stato inaugurato a Nogent-sur-Seine il Museo Camille Claudel.

Riflessione personale

Ho impiegato qualche giorno per scrivere questo post perché ogni volta che cercavo delle informazioni mi imbattevo in nuove letture critiche della sua arte, nuovi libri che ne scoprono lati nascosti o che ne esaltano il coraggio e mi appassionavo. Sono stata nuovamente “rapita” da Camille e dalla sua storia, come 23 anni fa. Insomma mi è sembrato di ritornare ai tempi della tesi. Nulla era pubblicato in Italia e, avidamente, frugavo nelle biblioteche italiane e francesi (internet era agli albori) alla ricerca di informazioni per costruire nella mia mente la vita e l’arte di quella che chiamo da sempre la “mia” Camille. Insomma mi sono riappropriata di una parte di me che avevo lasciato andare, assorbita dalla vita reale.

Quindi ho capito che desidero scrivere di più di queste figure femminili che hanno contribuito con la loro arte a introdurre una voce e uno sguardo diverso nel coro maschile. Perché nelle opere delle artiste,

“nei corpi a pezzi come nelle immagini erotiche, nella maternità come nella metamorfosi delle streghe, vengono esplorate varie facce del femminile. Non sono femministe in lotta. ma donne che hanno osato prendere la parola su un terreno che non era il loro.” (cit. Chiara Valentini)

 


Oltre a numerosi libri su Camille Claudel, consiglio la visione di questi due film:

  • Camille Claudel (1988), film biografico francese, con Isabelle Adjani nella parte di Camille Claudel e Gérard Depardieu in quella di Auguste Rodin.
  • Camille Claudel 1915 (2013), film biografico francese con Juliette Binoche nella parte di Camille Claudel.