Antigone. Il bisogno di ribellarsi.


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Qualche settimana fa, sotto la spinta delle mie figlie, sono andata alla scoperta dei tesori custoditi nel soppalco di casa. Nelle scatole ho trovato: i miei amati libri universitari, i quadernoni pieni di appunti metodicamente scritti, svariate Smemoranda piene di biglietti di concerti e, in mezzo a tutto questo, uno dei libri che ho più amato al liceo, la tragedia greca “Antigone” di Sofocle.

Il libro mi segue da 30 anni ed è l’unico tra i libri di quegli anni che ho conservato insieme a quello di grammatica greca.  Quando lo lessi per la prima volta avvertii la potenza di questa figura femminile, ma ovviamente non ne capii appieno il significato e il perché avesse avuto un tale impatto su di me.

Brevi cenni per chi non conosce quest’opera.

Antigone, figlia di Edipo, assiste alla morte del fratello Polinice mentre combatte per il trono di Tebe. Lo zio Creonte, salito al potere, vieta di seppellirne il corpo perché lo considera un traditore. Antigone non è d’accordo, seppellisce il fratello, e per questo è condannata a morte.

La mia prima eroina

Mi ricordo perfettamente che, mentre traducevo dal greco le parole di Antigone che difende la sua scelta di sorella e di essere umano di seppellire il corpo del fratello contro la legge dello Stato, rivivevo con lei questo conflitto interiore tra ciò che si crede sia giusto fare e ciò che si deve fare. Durante l’adolescenza questo conflitto era ovviamente molto presente e la potenza delle parole di Sofocle mi sembravano così vicine e vibranti da rendere Antigone la mia eroina preferita. Ne rimasi folgorata.

Molto è stato scritto sul significato politico e filosofico di questo personaggio che sovrasta tutti gli altri, ma quello che mi ha sempre appassionato, e che oggi riesco chiaramente a capire e codificare, è stata la forza di Antigone di essere contro, di sfidare la legge terrena (maschile) per un senso più alto di pietas.

Antigone siamo noi

Come ho scritto nelle righe su di me, sono sempre stata attratta dalle figure femminili forti, dalle donne che hanno lottato per emergere in contesti storici che ne calpestavano i diritti e la dignità. Ritrovando oggi questo libro, con le annotazioni della me adolescente, mi riconnetto nuovamente a ciò che sento da sempre come elemento portante della mia storia personale e che mi ha spinto a fare questo lavoro  con le donne.

I miti greci, con la loro potenza e intensità, scandagliano l’animo umano e ne indagano la parte oscura, trattano temi universali sempre attuali ed è per questo che io oggi vedo Antigone in mezzo a noi. Antigone sono io e lo siamo tutte noi, in continua lotta tra ciò che la società ci impone e la spinta interiore che abbiamo a seguire il nostro istinto, la nostra vocazione e il nostro modo di vedere e vivere le cose.

“Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore”.  Antigone

Ispiriamoci ad Antigone

Tu ti ci riconosci? Senti dentro questo eterno conflitto? E se provassimo a seguire l’esempio di Antigone? Forse possiamo ripartire da lei.

Potremmo:

  • Cercare di ascoltare quella voce che abbiamo dentro e che ci spinge sempre a trovare un altro modo per risolvere i problemi: un modo diverso da quelli usati finora, evidentemente non più efficaci.
  • Non aver timore di dire quello che pensiamo anche se apparentemente siamo le uniche o in netta minoranza. Sicuramente altri troveranno il coraggio di unirsi alla nostra voce.
  • Non voltare la testa dall’altra parte quando assistiamo a qualcosa che dentro di noi sappiamo essere ingiusto, ma dirlo a gran voce.

Avete dei suggerimenti? Cosa potremmo fare nella nostra vita di tutti i giorni, quella spesa tra il mondo esterno con le sue leggi e il nostro mondo interiore con le nostre regole, per essere Antigone anche noi?