Adolescenza. Il bisogno di un abbraccio.
Ascolta “Teenagers” My Chemical Romance
Ti è mai capitato di non sapere che pesci prendere, di avvertire che tutto quello che hai faticosamente curato e risolto sembra ritornare di botto e che si sta per scatenare uno tsunami dentro la tua anima?
A me è successo giovedì sera, poco prima di cena.
Cosa può mettere in dubbio le certezze ormai acquisite, le ferite curate, la stabilità e la centratura di una donna di 47 anni sempre in continua crescita personale? Una figlia adolescente.
Molte di voi sorrideranno (chi ci è già passato), altre incresperanno le labbra in un sorrisetto tra il curioso e il preoccupato (chi ci deve ancora passare) e, infine, alcune avranno la lacrima già pronta: eccole, sono quelle che, come me, stanno vivendo questa fase.
Attimi di sconcerto
La mia figlia grande (15 anni a marzo, e il fatto che sia del segno dei Pesci non è da sottovalutare) mi ha confessato, tra le lacrime, che non aveva più voglia di fare nulla, tutto ciò che la appassionava aveva perso d’interesse, non aveva voglia di pensare a cosa indossare, né ad andare a scuola. Tutto richiedeva troppo impegno e lei non aveva forza.
Premessa: lei gioca in una squadra di pallavolo, è una appassionata della vita, ha molte amiche, è lusingata dall’interesse dei ragazzi, ma non tanto da sacrificare la sua libertà (testuali parole) ed è amante della natura.
Ecco quindi spiegato il mio sconcerto di fronte alla sua affermazione di totale disinteresse verso tutto.
Ora posso essere sincera. Non sapevo cosa dire e cosa fare. Stavo per annaspare. Ho incontrato tante clienti che sono venute da me con questo problema e ora con mia figlia non sapevo come muovermi. Ho avuto degli istanti di silenzio: pensavo alla cosa giusta da dire e da fare, ma i files del mio cervello si aprivano alla rinfusa.
Sono emersi, galleggiando nella mia testa, i ricordi della mia adolescenza, i libri letti a riguardo, gli articoli di mamme blogger che ci erano già passate… insomma una quantità di informazioni. Ma sentivo che non serviva.
Un bel respiro
Ho fatto un bel respiro, ho messo da parte tutto e l’ho abbracciata. Lei è ritornata ad avere 3 anni. Vulnerabile e confusa. Ed io con lei.
L’ho ascoltata. Le ho raccontato un aneddoto della mia adolescenza: sul mio diario segreto avevo ideato una scala di misurazione dell’umore. Il massimo della felicità consisteva nel definirsi sul Monte Everest, passando per la Pianura Padana, che indicava uno stato di apatia totale, fino alla depressione più cupa stabilita dallo stato della Fossa delle Marianne. Questa cosa così assurda (e anche demente diciamolo) l’ha fatta ridere, la mia adolescenza tormentata l’aveva scossa dal suo malumore. Chi l’avrebbe mai detto!
Il giorno dopo tutto è rientrato. Come era prevedibile. E come sarà in futuro.
Riflessione
Sicuramente questo sarà solo uno dei tanti eventi che costelleranno i prossimi anni (e quelli successivi, perché poi ci passerà anche la piccola), ma ha generato tutta una serie di riflessioni che mi piacerebbe condividere. Ecco cosa ho imparato. Non importa quanto tu legga, sia informato o studi, l’adolescenza era tremenda quando l’hai vissuta sulla tua pelle e lo è ora che sei genitore. Non ci sono modi giusti e non c’è un solo modo per affrontarla e, anzi, credo che il verbo affrontare non sia adeguato.
Io suggerirei il verbo accompagnare. Credo che io stia accompagnando mia figlia in questa fase della vita, illuminandone i punti bui, sorvolando sulle omissioni spesso scoperte, ma non rivelate, rispondendo alle domande sempre con totale sincerità. Facendo incontrare l’adolescente fragile e tormentata che sono stata con la donna in ascolto attento. Sembra facile a dirsi, ma è una vera fatica. Soprattutto perché so che non sempre sarò dell’umore giusto, non sempre lei sarà disposta a parlare e non sempre riuscirò a metter via le mie paure e le preoccupazioni. Non sempre sarò obiettiva.
Io sono una life coach e coach in inglese significa carrozza. Ecco io mi sento proprio così, accompagno, in senso letterale e figurato, mia figlia nel suo viaggio, finché ce ne sarà bisogno. Non si risolverà sempre tutto così facilmente, ma chi ha detto che crescere è una cosa semplice?
So che molte di voi si sono riconosciute in questo racconto, se volete potete condividere con me qualche vostra esperienza, mi farebbe piacere.
Nota di colore: nel frattempo la figlia novenne (del segno della Vergine e quindi molto concreta), dal salotto, reclamava la cena suggerendo di smetterla di parlare!
P.S ringrazio pubblicamente Rossella Boriosi che ha immediatamente raccolto su Messenger il mio SOS e tempestivamente confortato dalla sua alta esperienza di madre di tre figli, di cui due figlie ormai fuori dal tunnel. Ne è testimonianza il suo libro “L’ultima volta che ha avuto sedici anni”.