Dall’essere madre mio malgrado a parent coach. La mia storia


Chi di voi mi segue su Facebook e Instagram, sa che mi sto specializzando in Parent Coaching, visto che ne parlo spesso nei miei post e che ho anche creato un servizio specifico per Madri di figlie adolescenti. Il Parent coaching è una specializzazione del coaching che ha come obiettivo quello di supportare i genitori nelle sfide quotidiane e nel creare un equilibrio sereno con i propri figli.

A questo punto, secondo i miei piani, avrei dovuto descrivere e spiegare cos’è il Parent coaching e perché ho deciso di  specializzarmi anche in questo filone del coaching, ma come capita spesso, la scrittura è terapeutica e diventa un fiume in piena quando si toccano eventi personali fondamentali della nostra vita, di conseguenza il post ha preso un’altra piega. Quindi mettetevi comode, si parte da molto lontano.

Del mio non-innato senso materno

Quando avevo vent’anni (oggi ne ho quarantasette) pensavo che avrei avuto dei figli, così come speravo di vivere per sempre: non mi importava molto. Sapevo che prima o poi ci avrei pensato seriamente, ma non era tra le mie priorità; faceva parte del pacchetto del diventare adulti, quindi quando sarei diventata grande…..

Io e Andrea, viaggiavamo, andavamo ai concerti, uscivamo spesso con gli amici, progettavamo. Nei nostri progetti ogni tanto faceva capolino l’idea di diventare genitori, ma era molto vaga, sommersa da ben altre priorità: Sudafrica, Sri-Lanka e altre destinazioni.

Poi capita (e su questo “capitare” si potrebbe aprire un altro capitolo) che a 31 anni io rimanga incinta. All’epoca ero disoccupata. Unico anno della mia vita in cui sono stata disoccupata: sembrava quasi tutto diabolicamente previsto. Gravidanza da manuale. Tutto molto emozionante, bello, ma tanto faticoso e mi sembrava tutto pesante. Dovevo pensare a questo esserino biondo che mi guardava con occhioni azzurri cercando delle risposte che io non sapevo dare neanche a me stessa. Mi prendevo cura di lei e poco di me. Lei cresceva benissimo e io l’ammiravo affascinata, ma mi ero un po’ persa in questa cosa “capitata”, e mi sentivo in colpa perché sentivo che in questa storia non c’ero al 100%.

Nel 2010 nasce la seconda bionda con gli occhi azzurri, voluta per non lasciare da sola la prima e non soffocarla di aspettative e troppe attenzioni. Idem anche questa volta. Tutto molto bello, ma io dove sono?

Tempo di (ri)trovarmi

Per vari eventi della vita, nel  2012 inizio un percorso di psicoterapia. Due anni dopo lo termino e sento di essermi ritrovata, anzi in realtà mi sono trovata per la prima volta.

Ho scoperto che il mio conflitto con la maternità era originato dal non voler diventare grande. Non volevo considerarmi adulta, volevo ancora vivere da ragazza, volevo perpetuare la me spensierata, considerarmi ancora figlia. Non mi ci ritrovavo a prendermi cura di due esseri dipendenti da me, e mi sentivo in colpa a pensarlo.

Ho fatto pace con me, mi sono permessa di averlo pensato, di averlo provato e ho curato amorevolmente la ferita della perdita di mio padre. Facendo questo sono diventata grande, capace di essere madre.

Il mio modo di essere madre

Non è stato semplice capire come essere madre a modo mio, perché è questo che ho sempre cercato, il modo di non snaturarmi e non costringermi in ruoli predefiniti che mal si adattavano a me. Ho sempre voluto essere naturalmente me con loro.

Quello che (purtroppo) non sono

  • non cucino prelibatezze o la torta per la festa di compleanno,
  • non sono brava nei lavoretti manuali,
  • non sono capace di disegnare mondi magici. (Avrei tanto voluto avere queste doti).

Quello che offro

Ho rispolverato quella ragazzina che non voleva crescere e l’ho messa al mio servizio. Offro la mia passione infinita

  • per la musica e il ballo,
  • per la tecnologia e l’arte,
  • per la lettura
  • e soprattutto la mia predisposizione a farsi domande e cercare risposte.

Interrogate su di me, in totale libertà, le mie figlie hanno così risposto.
La quindicenne:

  1. con te posso parlare di tutto senza problemi
  2. mi piace condividere i miei gusti musicali con te, a volte mi fai scoprire degli artisti fighissimi (ultimamente le sto facendo conoscere la musica anni ’90)
  3. non sembra che tu abbia la tua età perché sai sempre di cosa parlo anche quando riguarda il mio mondo.

La decenne (queste sono esilaranti):

  1. ti arrabbi al momento giusto
  2. mi piace chiederti le cose
  3. mi piace quando ridiamo insieme

Tutto bello vero? Ma che fatica 🙂

Io Parent coach

Si, ok Sabrina, ma tutto questo cosa c’entra con il Parent Coaching? Non credi di essere andata un po’ fuori tema?

Di sicuro l’ho presa larga, ma c’è un motivo.
Quando mia figlia più grande è diventata adolescente io mi sono trovata di fronte a un ulteriore cambiamento. Mi sono sentita inadeguata di nuovo e allora ho agito. Ho messo in pratica la mia esperienza di coach per farmi delle domande, ho studiato e letto tantissimo e ho sperimentato tutto questo. Ho contenuto l’impatto, ho retto e ne ho le prove. Per il momento.

Tutto questo ha cambiato anche il mio modo di relazionarmi con mia figlia più piccola e ho scoperto quanto sia più semplice la genitorialità quando si sa cosa fare e come comunicare. Ho capito che anche questa era la mia strada: supportare i genitori. E mi sono rimessa studiare (come se mi dispiacesse!).

Che cos’è il Parent Coaching

A giugno di quest’anno ho partecipato al Corso di specializzazione di teen e family coaching di Luca Stanchieri e a settembre ho iniziato un master certificato presso il Parent Coaching Institute.

È un corso che dura un anno, ogni due settimane partecipo online a una discussione di classe con gli altri studenti da tutto il mondo e si trattano gli argomenti che abbiamo studiato, tra libri e dispense. Inoltre ogni tre moduli (composti da 9 lezioni ognuno) bisogna presentare una tesina su un argomento predefinito.

Ebbene sì è un corso intenso e richiede molta concentrazione perché è tutto in inglese e gli argomenti trattati sono vari, dalle neuroscienze alla psicologia, dai modelli di leadership al self-care.

Di sicuro non mi mancavano cose per riempirmi le giornate, ma perché allora tutto questo impegno e studio? Perché ci credo profondamente e mi piace moltissimo. Perché aggiunge una base teorica e nuovi spunti alla mia pratica personale e con le mie clienti.

Il parent coaching è il supporto alla genitorialità, è l’applicazione dei principi del coaching alla figura del genitore, per aiutarlo in un’educazione consapevole.

Il parent coach non istruisce o impartisce lezioni di educazione, non insegna come fare i genitori, ma supporta il genitore in una fase specifica di difficoltà o lo conduce verso la comprensione dei valori della propria genitorialità.

Quindi, riassumendo a chi serve il parent coaching?

  • Ai neogenitori che vogliono fin da subito capire come sviluppare la crescita dei loro figli
  • Ai genitori che si trovano in difficoltà in determinate fasi della crescita dei bambini di ogni età
  • A coppie di genitori in via di separazione per aiutarli a gestire la difficoltà della fase
  • A genitori di figli in età adolescenziale che si trovano all’improvviso a dover gestire una tappa delicata di crescita.

Adesso capisci perché ti ho raccontato della mia storia di madre?

Note: